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19/05/2016Questo articolo è stato scritto per “La scuola di Ancel” un sito di Biologi Nutrizionisti per la corretta educazione alimentare
L’obesità è una patologia multifattoriale complessa, influenzata dallo stile di vita, dal comportamento, dall’ambiente e da fattori genetici. L’aumento del tessuto adiposo è dovuto all’ipertrofia degli adipociti (aumento della dimensione) o alla loro iperplasia (aumento del numero). L’iperplasia dipende dalla proliferazione e dalla conseguente differenziazione dei pre-adipociti e delle cellule adipose staminali, mentre l’ipertrofia dall’accumulo eccessivo di lipidi all’interno delle cellule.
Il tessuto adiposo, però, oltre che una riserva energetica, un regolatore della temperatura e uno strato protettivo per molti organi vitali, rappresenta anche un organo metabolicamente attivo importante nell’omeostasi energetica attraverso la secrezione di adipochine ecitochine. Infatti ha caratteristiche diverse negli individui magri in cui sono presenti adipociti di piccole dimensioni insulino-sensibili e macrofagi (prevalentemente di tipom2) che aiutano, attraverso una funzione antinfiammatoria, a mantenere la normale funzione metabolica, rispetto agli individui obesi in cui è caratterizzato da adipociti di dimensioni maggiori, insulino-resistenti, accompagnati dalla presenza di macrofagi della classe m1, costantemente attivati e con funzione infiammatoria che ne alterano la funzione secretoria. In base a queste differenze fisiologiche, emerse dai vari studi sull’argomento, è risultato che l’obesità è caratterizzata da una condizione di infiammazione cronica di basso grado dovuta principalmente a uno sbilanciamento tra la produzione e la secrezione di citochine pro-infiammatorie e antinfiammatorie.
Per questo motivo, anche se spesso parlando di cause dell’obesità ci si focalizza sull’aumento della sedentarietà e sull’eccesso di calorie assunte, va sottolineata anche l’importanza della qualità e del potere bioattivo dei nutrienti assunti. La composizione di una dieta, intesa anche come corretta alimentazione, è fondamentale in quanto molti elementi — con le loro proprietà antinfiammatorie, antiossidanti e antiproliferative — possono influenzare le funzioni cellulari (metaboliche ed endocrine) e conseguentemente il bilancio energetico. I nutrienti bioattivi maggiormente studiati negli ultimi anni in relazione alla loro azione modulatoria sul tessuto adiposo sono alcuni acidi grassi e i composti fenolici (curcumina, quercetina, epigallocatechina-gallato, resveratrolo e isoflavoni):questi ultimi saranno descritti in un prossimo articolo.
La quantità e la tipologia degli acidi grassi assunti con la dieta sono importanti fattori in grado di influenzare le funzioni del tessuto adiposo e quindi del metabolismo in generale. In base alla loro struttura, gli acidi grassi si distinguono in saturi, polinsaturi (PUFA) e monoinsaturi (MUFA) ed è proprio la differenza dal punto di vista chimico a decretare la loro differenza dal punto di vista funzionale.
Gli acidi grassi saturi, che troviamo prevalentemente nei prodotti industriali, nei cibi animali (latte e latticini, burro, lardo, insaccati) e in alcuni cibi vegetali (cocco, olio di palma…), hanno un forte potere pro-infiammatorio in quanto attivano i TLR (Toll-like receptor) presenti sulla superficie degli adipociti i quali attivano NF-ҡB (nuclear factor- ҡB) un fattore di trascrizione e potente induttore della trascrizione genica di diverse citochinepro-infiammatorie quali il TNF-α (tumor necrosis factor-α), l’IL-6 (interleuchina-6) e il PAI-1 (plasminogen activator inhibitor-1).
Gli acidi grassi polinsaturi, della serie omega-3, in particolare l’EPA e il DHA, presenti prevalentemente nel pesce azzurro (alici, sgombro, salmone, tonno) e nell’olio di pesce, hanno effetti benefici sul tessuto adiposo incrementando la produzione di citochine antinfiammatorie (adiponectina) e diminuendo quella delle citochine pro-infiammatorie tra cui TNF-α, IL-6 e PAI-1. Inoltre a livello cellulare attivano AMPK che promuove la beta-ossidazione degli acidi grassi nel tessuto adiposo e inibiscono la lipogenesi epatica attraverso un meccanismo dipendente da PPARα e AMPK.
Gli acidi grassi monoinsaturi, la cui fonte principale è l’olio d’oliva, sono largamente presenti anche in molti frutti e noci tra cui l’avocado, le mandorle, le noccioline, gli anacardi, le noci e il cioccolato fondente. Diversi studi hanno dimostrato che i MUFA, in particolar modo l’acido oleico, hanno effetti benefici sulla diminuzione dell’adiposità e sull’incremento della sensibilità insulinica negli obesi. I meccanismi d’azione prevedono una diminuzione dell’espressione genica del gene della resistina (un ormone prodotto dal tessuto adiposo che favorisce l’insulino-resistenza) e un incremento dell’espressione del gene dell’adiponectina (ormone coinvolto nel metabolismo degli acidi grassi).
Questi dati, ottenuti in seguito a diversi studi in vitro e in vivo e parzialmente confermati sull’uomo, sottolineano l’importanza di una dieta bilanciata che preveda un equilibrato rapporto tra i diversi acidi grassi. Quindi un’alimentazione sullo stile mediterraneo, che si basa sulla scelta accurata dei cibi e contenga principalmente grassi monoinsaturi di origine vegetale o grassi polinisaturi provenienti dal pesce, considerando soprattutto la loro composizione e non solo il loro apporto energetico, costituisce, a mio avviso, il modello alimentare migliore per prevenire e combattere l’obesità e le patologie a essa correlate.
Fonti:
- Siriwardhana N, et al. — Modulation of adipose tissue inflammation by bioactive food compounds — J Nutr Biochem. 2013 Apr;24(4):613-23. doi: 10.1016/j.jnutbio.2012.12.013
- Wang S, et al. — Novel insights of dietary polyphenols and obesity — J Nutr Biochem. 2014 Jan;25(1):1-18. doi: 10.1016/j.jnutbio.2013.09.001